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Troppo spesso nelle aziende arrivano curricula asettici e molto formali, con competenze acquisite nel percorso scolastico o hard skill maturate in ambito lavorativo ma nulla di più: in un momento storico dove si ricercano continuamente l’autenticità e la valorizzazione delle persone, riuscire a presentarsi in modo più personale, con maggior “umanità” e peculiarità, può divenire un grande vantaggio competitivo nella fase di ricerca di un nuovo impiego.

Emergere da un pool di curriculum simili per abilità tecniche tramite delle soft skill abilmente descritte, può ottenere una attenzione particolare da parte di chi li esaminerà. Questa urgenza all’aprirsi in modo più intimo viene anche rimarcata dalla nascita di portali (https://myrealcv.com/) che assistono i candidati nella stesura della loro storia e delle loro esperienze formative. In Brasile una campagna social intitolata “Un figlio nel CV” invita madri e padri in cerca di un nuovo lavoro ad evidenziare se hanno dei “carichi di cura”, chiedendo loro di raccontare in cosa l’esperienza genitoriale può averli migliorati. Pare quindi un messaggio forte ed esplicito che ricorda all’essere umano di non nascondersi più dietro alle proprie esperienze, positive o meno che siano state.

L’intenzione di tale visione non è quella di declassare le nozioni tecniche e sminuire il bagaglio culturale delle persone bensì sottolineare l’importanza, in fase di stesura del proprio CV, dell’abbinare a tali aspetti tutto ciò che concerne le lezioni ricevute dal nostro vissuto e come queste esperienze ci abbiano maturato e migliorato anche sul fronte lavorativo.

Quali competenze ci ha insegnato la vita? Nel cambiare città, divenire genitore, essere caregiver di una persona a noi cara, abbracciare una causa sociale od intraprendere una nuova attività, ci arrivano acquisizioni in ambito di intelligenza emotiva, empatia, capacità organizzativa, gestione dei cambiamenti e gestione dei conflitti. È un mettersi a nudo, anche se in modo informale, scorrendo l’elenco delle nostre caratteristiche distintive a livello squisitamente umano che possono avere un forte impatto all’interno di una azienda, contribuendo all’innovazione ed alla crescita.

Perché alcune persone comprendono velocemente le situazioni e le circostanze nuove? Perché altre sono abili nell’analizzare i problemi ed a cogliere i piccoli segnali? Come riescono altri ancora a prevedere le conseguenze degli eventi e delle proprie azioni?

Sono sottili capacità impalpabili, non valutabili su di un pezzo di carta se mancante di questi elementi “in più” propriamente descritti.

Grandi e piccoli cambiamenti nella nostra sfera privata possono dunque regalare competenze molto più specifiche di quello che usualmente si è portai a pensare, troppo rigidamente abituati a dividere vita e lavoro, come se rappresentassero due versioni diverse di noi stessi.

Tutte queste competenze trasversali arricchiscono il modus operandi che esercitiamo nel nostro impiego e sono rilevanti poiché evolvono insieme a noi, rispetto invece alle hard skills che invece vanno continuamente rispolverate ed implementate.

Perché allora si è ancora così restii ad arricchire i curriculum mettendoci la nostra vita dentro? Quali sono i freni culturali che non permettono in pieno questa miglioria? Essere autentici è faticoso ma ricercare il meglio di sé può risultare estremamente appagante… basta in fondo promettere ciò che si è ed essere onesti con sé stessi e gli altri.

Riflettiamoci e cominciamo a pensare a quali potrebbero essere tutte le cose da aggiungere nel nostro curriculum e che abbiamo tralasciato: anche se non siamo alla ricerca di un nuovo lavoro scopriremo sicuramente qualcosa di nuovo ed affascinante, una leva al cambiamento ed una sfida verso noi stessi.

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